Sempre al servizio delle aziende ticinesi
di Luca Albertoni, direttore Cc-Ti
Il 2017 sta volgendo al termine e così anche l’anno che ha segnato il centenario della nostra associazione. Molti sono stati i momenti pubblici che hanno permesso di affrontare temi d’attualità e ribadire i nostri valori, dalla trasformazione digitale al ruolo delle aziende nella società, dallo Swissness alle questioni più legate alla politica cantonale. Il tutto senza perdere di vista quello che è il valore fondamentale per ogni associazione economica, cioè la difesa della libertà imprenditoriale, sancita dall’articolo 27 della Costituzione federale. Ma a parte gli eventi pubblici, compresa la straordinaria assemblea generale dello scorso 20 ottobre, ancora e sempre risulta decisivo per la nostra missione il lavoro a stretto contatto con i nostri associati, siano essi le singole aziende oppure le oltre quaranta associazioni di categoria a noi legate. Offerte informative e formative commisurate sulle singole esigenze, contatti intensi, iniziative comuni, ecc., il tutto finalizzato alla ricerca di un equilibrio benefico per tutti. Un lavoro non sempre facile, ma appassionante, per facilitare la crescita dell’economia ticinese a beneficio di tutti. Non amiamo i proclami né le facili polemiche. A volte questo può essere scambiato per debolezza, in realtà simboleggia la forza degli argomenti.
“Un lavoro non sempre facile, ma appassionante, per facilitare la crescita dell’economia ticinese a beneficio di tutti. Non amiamo i proclami né le facili polemiche. A volte questo può essere scambiato per debolezza, in realtà simboleggia la forza degli argomenti. E non sempre i migliori risultati si ottengono brandendo la scimitarra. Talvolta il fioretto è più utile. Come a volte il silenzio è molto più significativo delle urla.”
E non sempre i migliori risultati si ottengono brandendo la scimitarra. Talvolta il fioretto è più utile. Come a volte il silenzio è molto più significativo delle urla. Fra le molte soddisfazioni dell’anno appena trascorso, vi è indubbiamente quella di avere riportato all’attenzione delle discussioni la già citata libertà economica e imprenditoriale, elemento centrale del sistema svizzero. Tanto quanto il rispetto del principio di legalità, troppo spesso negletto per dare i cosiddetti segnali, che sono poi spesso delle “Fausses bonnes idées”, cioè idee anche condivisibili sul principio, ma avulse dalla realtà. E quando alla prova dei fatti si rivelano per quello che sono, è comunque sempre colpa degli altri. Alla faccia dell’auto-responsabilità. Ma, si sa, il periodo delle feste natalizie non deve essere quello delle polemiche, per cui mi limito ad auspicare che magari si riesca a recuperare un certo equilibrio nel dibattito pubblico. Che non significa appiattirsi sulle posizioni di altri né di essere remissivi. Il confronto deve esserci e a volte può anche essere duro, ma se resta fine a sé stesso per mostrare i muscoli, senza reale volontà di trovare delle intese, allora resta un esercizio sterile. Forse è chiedere troppo, ma è lecito sperare.