Alla ricerca del consenso
L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti
“Uno dei fatti per noi confortanti è stato il sì in controtendenza del Ticino alla Riforma fiscale.”
Il week-end di votazioni appena trascorso ha riservato non poche sorprese, su tutte ovviamente quella per noi negativa, benché non inaspettata, del rifiuto della Riforma III dell’imposizione delle imprese. Se un NO rientrava tra le ipotesi molto concrete, la sua entità è stata molto più netta del previsto, anche in cantoni che recentemente hanno lavorato intensamente sulla fiscalità con un buon consenso popolare (Lucerna su tutti). Verdetto inequivocabile, questa riforma non è piaciuta. I motivi sono molteplici e sono stati snocciolati nei commenti post-voto. Di tutti occorre tenere conto, ma ora va cercata velocemente una via consensuale che permetta di evitare una situazione di stallo e la relativa incertezza che, come noto, è il peggiore nemico dell’economia. Vi sarà modo di tornare sul tema e a una discussione fattuale. Uno dei fatti per noi confortanti è stato il Sì in controtendenza del Ticino.
Anche qui i motivi sono molteplici e non è il caso di abbandonarsi a trionfalismi. Il voto cantonale esprime però una sensibilità verso una riforma fiscale, ora tutta da definire secondo i parametri della situazione venutasi a creare dopo il 12 febbraio 2017. Ma comunque si dispone di una buona base per cercare di costruire qualcosa che possa mantenere il Ticino competitivo in un contesto internazionale estremamente concorrenziale e aggressivo. Tenendo ovviamente conto delle molte sensibilità emerse nel contesto della Riforma III appena bocciata e che taluni hanno ignorato. Perché la costruzione del consenso resta un elemento indispensabile nel nostro sistema, anche e soprattutto per sostenere progetti tecnicamente validi ma poco “digeribili” per complessità, incertezze vere e presunte ecc. Per terminare su una nota decisamente lieta, non posso non segnalare il netto SÌ popolare al nuovo fondo infrastrutturale per le strade (FOSTRA), che di fatto pone fine all’assurda contrapposizione fra strada e ferrovia in nome di una complementarietà essenziale per la mobilità moderna. Battaglia meno controversa della Riforma III, ma non per questo dall’esito scontato. Un segnale importante.