San Gottardo e oltre
L’opinione di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti
Impossibile non esprimere soddisfazione per il chiaro risultato della votazione popolare dello scorso 29 febbraio che ha avallato il risanamento della galleria autostradale del San Gottardo. Un lavoro lungo, costante e soprattutto serio ci ha permesso, partendo da molto lontano, di convincere dapprima le autorità federali e poi la popolazione svizzera che si tratta di un’opera necessaria non solo per l’economia ticinese ma anche per quella svizzera in generale.
In un clima arroventato e spesso ostile abbiamo sostenuto molti dibattiti e confronti pubblici, soprattutto per far capire che il Ticino non può prescindere da collegamenti verso nord affidabili, con la complementarietà fra strada e ferrovia. Elemento quest’ultimo assolutamente scontato in tutte le altre regioni svizzere e che sarebbe stato assurdo negare per il Ticino (e per il traffico svizzero di export verso sud), soprattutto con la prospettiva certa di una chiusura per tre anni del collegamento stradale. Gli sconfitti, dopo i più o meno comprensibili sfoghi nervosi post-votazione, hanno già minacciato che il San Gottardo sarà un sorvegliato speciale, sottintendendo che anche noi pericolosi e irresponsabili “raddoppisti” non la passeremo liscia. Minacce purtroppo divenute un classico nella campagna di votazione, ma che non mi turbano. La legge adottata dal popolo svizzero fornisce le più ampie garanzie che al San Gottardo due corsie sono e due rimarranno e non ho nessun timore a garantire che questo sarà rispettato. Del resto, come più volte sottolineato e accennato anche in apertura di questo contributo, per l’economia è indispensabile la complementarietà fra strada e ferrovia, compreso il trasferimento delle merci in transito su quest’ultima, come previsto dall’articolo costituzionale che protegge le Alpi. Quindi non vi è nessuna volontà di sabotare Alptransit, anzi. Grazie a un collegamento stradale sicuro anche il traffico ferroviario potrà trarne beneficio ed evitare pericolosi intasamenti che, paradossalmente, violerebbero appunto il dettame costituzionale che impone il trasferimento delle merci in transito e non, nota bene, del traffico interno. Sarebbe impossibile avere maggiori garanzie legali, per cui lo statuto di “sorvegliato speciale” mi fa un po’ sorridere, perché andrebbe applicato a qualsiasi oggetto in votazione che richiede il rispetto di una legge. Quindi praticamente a qualsiasi cosa. Ma va bene, che sorveglianza speciale sia, non abbiamo nulla da temere. Pur essendo stato tacciato di “stupratore della Costituzione” ho un grande rispetto per le nostre istituzioni e le nostre regole, probabilmente maggiore di tanti che si riempiono la bocca di grandi principi giuridici senza avere mai aperto una sola volta nella vita la nostra Carta fondamentale. Quindi non vi saranno forzature per aprire quattro corsie, per permettere l’invasione di camion europei (detto da chi si è sempre professato europeista fa riflettere…) e quant’altro. Punto e basta.
Ora l’unica priorità è l’esecuzione di quanto voluto dal popolo svizzero con una chiara maggioranza, ossia la realizzazione di un secondo tubo, affinché vi siano poi due tubi monodirezionali a una corsia. Per concludere, un accenno alla votazione cantonale sugli orari di apertura dei negozi. La mini-revisione accolta dal popolo ticinese non è certo rivoluzionaria e non risolverà determinati problemi del settore del commercio legati a fattori come la forza del franco. Tuttavia si tratta di un tassello importante per mettere ordine nell’ambito delle deroghe e per dare un po’ più di flessibilità. Sperando che una maggiore chiarezza legislativa possa aiutare il raggiungimento di un accordo fra le parti sociali affinché il settore abbia le armi necessarie per affrontare i profondi mutamenti delle abitudini di consumo.