Discorso del Presidente Glauco Martinetti in occasione della 103esima AGO Cc-Ti
Ecco la versione integrale del discorso pronunciato dal Presidente Cc-Ti in occasione della nostra 103esima Assemblea Generale Ordinaria, tenutasi il 16.10.2020 presso l’Espocentro di Bellinzona.
Egregio Presidente del CdS NORMANN GOBBI
Egregio Consigliere di Stato CHRISTIAN VITTA
Egregio Consigliere agli Stati MARCO CHIESA
Egregi Consiglieri Nazionali MARCO ROMANO, ALEX FARINELLI, FABIO REGAZZI
Stimato rappresentante delle autorità comunali di Bellinzona SIMONE GIANINI
Stimato Presidente Unione svizzera Imprenditori VALENTIN VOGT
Stimato Presidente RAI MARCELLO FOA
Caro ex direttore CLAUDIO CAMPONOVO
Carissimi associati, cari ospiti, gentili signore, egregi signori,
A nome delle 45 associazioni affiliate, dei quasi 1000 soci individuali, in rappresentanza di 135’000 posti di lavoro, e delle 18 Camere di commercio e dell’industria svizzere vi porgo il più cordiale benvenuto alla 103esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino
Dopo cinque anni passati alla Presidenza della Camera, per motivi puramente professionali, alla fine di quest’anno lascerò il mio mandato. Durante questa serata sarà eletto il nuovo Presidente e l’Ufficio presidenziale è molto onorato di proporvi la nomina di Andrea Gehri.
È stato, il mio mandato, un periodo intenso, molto arricchente sul piano umano e professionale. Poter vedere in un solo colpo d’occhio le numerosissime sfaccettature dell’economia ticinese vi assicuro che è affascinante. Perché appunto la nostra economia è estremamente variegata, non solo per dimensioni delle nostre aziende, ma proprio per i vari settori che la compongono. Questa sua caratteristica ne fa quindi, di fatto, un’economia di difficile comprensione, difficile da pronosticare, difficile da capire. Ma dall’altro lato le dà una stabilità, una sicurezza e una resilienza molto interessanti. Come ha dimostrato l’andamento estremamente solido dell’economia cantonale negli ultimi due decenni. Fatto incontestabile, che ci ha portato a essere molto vicini all’evoluzione media dell’economia nazionale. Peccato che taluni si ostinino a parlare di un’economia debole fino ad arrivare ad usare nuovamente quel termine tristemente famoso coniato da Angelo Rossi oramai 35anni fa di “economia a rimorchio”. Nulla di più sbagliato !
Forse fragile, perché la volatilità generale obbliga a rimettersi continuamente in discussione e assestare continuamente le nostre realtà. Inoltre le troppe iniziative politiche volte a cambiare il sistema elvetico in maniera profonda creano molta insicurezza. Fragile ma non debole, la differenza è sostanziale. Del resto un’economia cantonale debole non sarebbe mai stata in grado di assorbire colpi duri come quelli del ridimensionamento del settore bancario. Il mantenimento del livello del gettito fiscale delle persone giuridiche su livelli stabili, malgrado la perdita di centinaia di milioni di introiti derivanti appunto dalle banche, ne è una dimostrazione palese.
L’economia ticinese di oggi è molto più forte di venti anni fa, ma la percezione è diversa. Forse le strutture “di un tempo”, penso in particolare alle regie federali e anche alle banche, erano più visibili che non le aziende “leader” di oggi e quindi forse più rassicuranti. Ma i fatti e le cifre dimostrano che questa economia è più solida.
Tutte le associazioni di categoria affiliate alla Cc-Ti, ben quarantacinque (dai banchieri ai piastrellisti, passando per la farmaceutica e i parrucchieri) sono fondamentali per creare e mantenere questa dinamica e la Cc-Ti cerca di sostenerle in ogni modo. D’altra parte è però quasi impossibile trovare la misura unica di sostegno, di rilancio, di aiuto in periodi difficili come quelli che stiamo vivendo. Molto più sovente è invece un insieme di misure e di attività che portano al successo. Per questo motivo l’indirizzo strategico scelto sotto la mia presidenza è stato quello di rafforzare la Camera quale interlocutore privilegiato dell’economia ticinese di fronte alle istituzioni Cantonali e Federali sui temi generali.
L’ho ripetuto in ogni discorso assembleare: sui temi specifici settoriali è il settore economico stesso che deve poter improntare la sua linea strategica. Sui temi generali è invece la Camera che ha la miglior visione di insieme e quindi la capacità di indirizzare la via più propositiva.
Questo fatto impone però, alla Camera, di avere una cura particolare nell’improntare la comunicazione che deve essere giocoforza più istituzionale. Dove questo non significa essere remissivi o accondiscendenti, ma impone una capacità di critica misurata, sempre fondata su fatti concreti e mai inutilmente aggressiva. I toni possono essere duri, ma si discute sempre sulle idee, sulle proposte, sui fatti. Il dileggio non è mai stato nelle nostre corde e, mi permetto di suggerire, mai lo dovrà essere. Una sfida non da poco in un contesto comunicativo estremamente nervoso, troppo superficiale e volto alla distruzione di chi ha un’opinione diversa.
La Camera è stata capace di raccogliere questa sfida e le numerose sollecitazioni dalle istituzioni ci attestano questo riconoscimento. L’equilibrio è molto apprezzato ed è il miglior servizio che si possa dare ai nostri soci.
Il momento storico che stiamo vivendo è chiaramente molto particolare. Eppure non sto pensando al COVID-19 ed ai mesi passati.
Penso piuttosto ai prossimi anni e alla quarta rivoluzione industriale che il COVID-19 sta implementando molto più velocemente di quanto potevamo immaginare solo alcuni mesi fa.
Parlo del nuovo modello di business che siamo chiamati a mettere in atto. Ad esempio penso all’economia circolare che si sta sviluppando dal recycling, penso al tema del coworking, penso all’intelligenza artificiale, dove il Ticino è leader tra i cantoni svizzeri, tanto da spingere Swisscom ad investire in una start up ticinese.
È infatti evidente che ci stiamo proiettando a grande velocità verso una nuova società: molto più smart, molto più green, molto più social.
Io stesso nel mio piccolo negli ultimi tre anni ho cambiato il mio modo di operare (che evidentemente non è da confondere con il cambio di business model) : da innumerevoli viaggi in auto ho iniziato a usare il treno per ogni spostamento oltre Gottardo (soprattutto grazie alla facilità di utilizzo della app delle ffs) per poi passare ai vari Teams/Skype/Zoom durante la primavera 2020. Un guadagno di tempo, efficienza, immediatezza e sicurezza incalcolabile. Evidentemente questo è un piccolissimo esempio, forse anche banale e non è che l’inizio.
Dobbiamo ripensare i nostri modelli di business, dobbiamo ripensare l’offerta per i nostri clienti, dobbiamo garantire il passaggio alla quarta rivoluzione industriale delle nostre aziende.
La compenetrazione tra mondo fisico-reale, digitale e biologico è arrivata e pone sfide enormi. Non solo dal punto di vista dell’organizzazione delle aziende, ma anche dal profilo giuridico/legislativo e chiaramente sociale. Anche qui ci vuole equilibrio, perché questa rivoluzione ha risvolti che vanno chiariti e strutturati, per evitare che strumenti interessanti si trasformino in boomerang.
Penso al lavoro da casa, evidentemente interessante, ma per il quale non tutti erano e sono preparati.
Queste accelerazioni comportano anche un’accresciuta rapidità dei cambiamenti, per cui le aziende sono chiamate a reagire rapidamente e in modo flessibile, senza troppi intralci burocratici.
Molte attività si spostano in maniera molto facile e rapida, per cui ci vorranno sempre più soluzioni pragmatiche. Stiamo parlando di una vera e propria rivoluzione !
Tutto il mondo del lavoro si sta trasformando e la Camera ha da tempo puntato sulla creazione di una vera e propria cultura del digitale e sulla valorizzazione della Responsabilità sociale delle imprese ma anche del singolo : già, la responsabilità sociale del singolo individuo.
Termine a volte un po’ vago quello della responsabilità sociale, ma che sotto il suo cappello riassume un po’ tutte le questioni legate alla qualità di vita. Non solo la conciliabilità lavoro-famiglia, di cui spesso giustamente si parla, ma anche la conciliabilità lavoro-vita privata in generale. E’ importante ricordare che quando si parla di sostenibilità, capitolo importante della responsabilità in questione, si intende sempre l’interazione fra la sostenibilità economica, ambientale e sociale. E’ solo tenendo conto di questi tre elementi che i discorsi sulla sostenibilità hanno senso. Purtroppo spesso si dimentica quella economica, che sembra la meno prestigiosa dal punto di vista politico, forse perché garantisce meno consensi rispetto alle altre due. L’aspetto della sicurezza economica delle aziende non deve essere un tabu, esso rappresenta un elemento essenziale per garantire posti di lavoro e quindi un benessere a cittadine e cittadini.
Sul tema sostenibilità mi piace ricordare la presentazione dei risultati della nostra inchiesta congiunturale. Evento informativo svoltosi lo scorso mese di gennaio, praticamente un secolo fa tenendo conto di quanto successo nel frattempo. In quell’occasione abbiamo avuto modo di rilevare come sul tema della responsabilità sociale delle imprese le nostre aziende siano sul pezzo, con risultati assolutamente comparabili con quelli degli altri cantoni. A volte, e questo è l’aspetto particolarmente interessante, semplicemente svolgendo il loro normale lavoro quotidiano e non rendendosi nemmeno conto di operare secondo i canoni di tale responsabilità. Questa modalità d’azione, che taluni superficiali osservatori sembrano quasi ignorare, indica come il nostro Cantone, la nostra economia, le nostre aziende abbiano molto da offrire: sia in termini di trasformazione digitale, sia in tema di responsabilità sociale. La sfida sarà riuscire a indirizzare tutti ad un cambiamento veloce delle proprie abitudini, delle proprie certezze, dei propri ritmi. Che lo vogliamo o no la società del futuro sarà più fluida. Non a caso si è creato l’acronimo inglese di VUCA (Volatile, Insicura, Complessa e Ambigua) per descrivere la crescente complessità dell’ambiente in cui opera società attuale.
Il Ticino, grazie anche all’evoluzione tecnologica, non è più la duplice periferia di Zurigo e di Milano ma è invece un luogo centrale ed equidistante molto interessante per fare azienda. È quel luogo che permette un ottimo equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, che negli ultimi 20 anni ha sviluppato un nuovo mondo accademico (USI, SUPSI), dove fare innovazione è diventato più facile (Innovation Park Ticino, Fondazione Agire), dove l’incontro di due culture (latina e germanica) determinano ottime conoscenze linguistiche, dove la spinta delle nuove tecnologie è diventata realtà ad esempio in ambito farmaceutico/medicale/ricerca. A condizione ovviamente che non si stravolgano le condizioni-quadro (vedi trattati bilaterali) in nome di politiche di chiusura volte più a raccogliere consensi che non a generare vera forza innovativa sul territorio.
Anche perché siamo confrontati a una grande sfida, riguardante le possibili problematiche sociali che potrebbero nascere da questo mondo sempre più veloce. Il potenziale di sconvolgimento del mercato del lavoro è purtroppo elevato: rischiamo una vera scissione tra bassa competenza/basso stipendio e alta competenza/alto stipendio. Abbiamo gli strumenti per rimediare a queste evoluzioni. Non si tratta certo dello Statuto speciale invocato da più parti per il Ticino, bensì di attenzione e spinta alla formazione, di flessibilità nelle mentalità, di apertura verso i nuovi sviluppi. Probabilmente necessitiamo però di uno svecchiamento di talune basi legali che oggi, onestamente, sono troppo vetuste e ci stringono su concetti oramai superati. In ogni trasformazione ci sono vincenti e perdenti, il mondo economico ha la responsabilità primaria di creare posti di lavoro e al contempo di minimizzare il numero degli elementi in difficoltà. Da solo però non può farlo e mai come in questi anni è necessaria una politica concertata con tutti gli attori della società e con l’autorità politica. Ci aspettano tempi difficili e abbiamo le potenzialità per affrontarli con coraggio, ma solo se la società di questo cantone saprà stare unita, rinunciando a considerare l’economia come un nemico da abbattere, ma vedendola invece come un tassello fondamentale per garantire la ricchezza del paese.
Questi cinque anni sono letteralmente volati. Lascio una Camera solida, con iniziative dinamiche proiettate al futuro, molto vicina alle aziende in particolare sul tema centrale della formazione. Una Camera che con toni pacati ma decisi è riuscita a farsi sempre più ascoltare, difendendo a spada tratta i diritti delle imprenditrici e degli imprenditori di questo cantone, sicura che nel dialogo e nel confronto aperto risieda il metodo per affrontare i problemi.
Desidero quindi pubblicamente ringraziare tutti i colleghi dell’Ufficio Presidenziale :
per prima la mia Vice Presidente Cristina Maderni, anche Presidente della Commissione strategica, Roberto Grassi, Presidente della Commissione finanze, e tutti gli altri membri che in questi anni mi hanno sempre supportato e ogni tanto anche sopportato.
Un doveroso e sincero ringraziamento a tutto lo staff della Camera, che con grande dedizione e professionalità operano a favore delle nostre aziende:
il nostro brillante Direttore Luca
i Vice Direttori Alberto e Michele,
il delegato alle relazioni esterne Michele
Monica assistente del Direttore e responsabile della comunicazione
Chiara, dedicata al settore internazionale
Lisa per i rapporti con i soci
Martina e Giulia per l’export e le legalizzazioni
Cécile per la formazione puntuale
Roberto e Gianluca per la scuola manageriale e i temi legati alla CSR
Manuela e Lia per i segretariati delle associazioni
Romina per la comunicazione
Germano per l’economato.
Care imprenditrici e cari imprenditori, sono fiero di avervi potuto rappresentare quale Presidente della Cc-Ti e, anche se sarò attivo in un altro contesto, continuerò a seguire da vicino l’imprenditoria ticinese. Una imprenditoria che merita fiducia perché ha saputo portarci a raggiungere livelli di benessere impensabili fino a qualche decennio fa. E’ importante che non vi lasciate scoraggiare dal contesto politico generale che definire ostile è un eufemismo. Avete tutte le qualità per tenere duro e superare anche questo momento difficile : la Cc-Ti è al vostro fianco e si batterà sempre in difesa della libertà imprenditoriale, caposaldo del nostro benessere.
Al mio successore e a voi tutti auguro di saper sfidare sempre di più i vostri limiti invece che di limitare le vostre sfide.
Auguro a voi, ai vostri collaboratori e alle vostre aziende tanti successi e soddisfazioni e, visto il ruolo che andrò a ricoprire da gennaio, soprattutto tanta salute.
Arrivederci!